Ogni dismorfismo, ogni dolore hanno alla base una contrattura e uno squilibrio muscolare. Se ognuno di noi sapesse sentirsi e muoversi un po’ meglio, anche facendo una vita sedentaria, starebbe meglio.
Non è sufficiente ricorrere a quell’ora settimanale di sport o di ginnastica, ma lentamente bisogna prendere maggiore consapevolezza del nostro modo di muoverci così da cambiare le nostre “abitudini” di movimento spesso viziate ed inserire in ogni atto quotidiano più armonia ed elasticità, imparando a muovere il corpo con il massimo equilibrio e con migliore coordinazione di tutti gli arti, in modo da impiegare l’esatta quantità di energia necessaria per quella particolare azione.
Se ci muoviamo in maniera dannosa, anche ogni esercizio che cercheremo di fare per migliorare il nostro fisico, sarà eseguito in maniera dannosa. E’ improbabile che si possa correggere un difetto che non si sa neppure di avere.
Quindi una presa di coscienza del movimento porta in prima istanza l’eliminazione dei movimenti parassiti.
Ad esempio: “provate ad aprire la bocca”, quanti di voi per fare questo semplice atto portano in dietro tutto il capo? Oppure, nel portare una mano sul tavolo da seduti, la borsa a tracolla o quando vi lavate i denti, quanti sollevano anche la spalla?
Il portare il capo indietro significa contrarre tutta la muscolatura posteriore della nuca quando invece è sufficiente lasciare cadere in basso la mandibola, così pure contrarre la spalla per sollevare la mano, per lavarsi i denti, per portare la borsa è uno sforzo inutile e a lungo andare dannoso, con la conseguenza di usare il nostro corpo in modo negativo, goffo e dispersivo
Si può quindi affermare che quando ci muoviamo senza consapevolezza creiamo le condizioni per una tensione muscolare eccessiva, disimparando con il tempo le reali possibilità di movimento delle varie parti del corpo che diventano sempre più dipendenti una dall’altra muovendosi in blocco.
Così per girare la testa siamo costretti a girare anche le spalle o addirittura tutto il tronco, oppure non riusciamo più a toccare i piedi perché flettiamo la colonna invece delle anche e così via.
Spesso diamo una specifità alle varie parti del corpo: alcuni muscoli vengono usati solo per fissare, per tenere ferme alcune parti del corpo altri muscoli per creare movimento.
Le zone reclutate per fissare sono quella che sentiamo meno anche se vengono usate di più e più a lungo. Succede che si stancano presto e portano dolore venendosi a creare così un circolo chiuso.
Nel momento in cui si impara a riconoscere queste zone si interrompe questo giro vizioso ottenendone un rilasciamento ed imparando ad usarle non solo per fissare ma anche per muovere.
La presa di coscienza passa attraverso l’esperienza che ognuno deve fare sul proprio corpo esplorando attentamente in periferia, ma anche internamente ogni parte (non siamo fatti di solo involucro).
Semplificando possiamo dire che il nostro corpo è formato da cinque masse e quattro spazi
- MASSE:
- Testa
- Torace
- Bacino
- Gambe
- Braccia
- SPAZI:
- Collo
- Vita
- Spalle
- Anche
Spesso i blocchi si strutturano negli spazi, andando a conoscere queste parti si impara a muovere le masse autonomamente una dall’altra, liberando ogni possibile movimento.
Il secondo passo di questo cammino è come ci orientiamo nello spazio, in che direzione va il m
ovimento e in che direzione spostiamo il peso delle nostre masse e del nostro corpo. Troppo spesso ci dimentichiamo le forze fisiche che interagiscono con noi. Un esempio è la forza di gravità: inconsciamente la contrastiamo, creando così un nuovo motivo di sforzo muscolare.
Non è il movimento che deve sorreggere il peso, ma la nostra stessa struttura ossea; il peso si scarica verso terra per liberare il movimento.
Dopo la presa di coscienza del movimento si passa all’apprendimento di esercizi: poche ma precise posture di lavoro tenendo presente tutto il corpo nella sua globalità.
Non si rafforzano i gruppi muscolari troppo deboli, ma si ricerca l’elasticità delle CATENE MUSCOLARI CHE SONO DA INTENDERE COME DEGLI UNICI LUNGHI MUSCOLI che uniscono la nuca ai piedi e alle mani.
Questo perché le catene sono ipertoniche e in costante retrazione, fattori responsabili dei nostri dismorfismi.
In fine l’applicazione di questo nuovo modo di muoversi negli atti quotidiani: non è necessario imparare quali siano i “muscoli giusti” da reclutare per ogni movimento, il corpo non è una macchina. Non esistono posizioni standard e sarebbe troppo impegnativo dover pensare ogni volta a come ci si muove.
Il nostro corpo possiede una “sua memoria” e nel momento in cui gli “fate conoscere una situazione” questa viene integrata, rispettando i tempi di ognuno, nella quotidianità.
è vero quanto scritto e ringrazio per l’apprendere continuamente tante sfumature
del mio corpo all’alba dei miei tanti……anni
Sono concetti non semplici da comprendere. Ho sempre avuto l’impressione che il movimento fosse qualcosa di “naturale” e, pertanto, mai scorretto.
Ora, dopo tanti anni e tanti insegnamenti, sono più consapevole di cosa c’è che non va nella mia postura e nel mio modo di muovermi, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Con il lavoro “consapevole” i risultati comunque si vedono!